sabato 7 dicembre 2019

17.ITALIA. l. Vittorio Sereni..I. Il freddo ha immobilizzato il mondo





 

*l .Vittorio Sereni.

Il conforto della musica del vento in Vittorio Sereni

     La lettura di Non sa più nulla, è alto sulle ali di Vittorio Sereni,
 componimento incluso nel Diario di Algeria del 1947 ci arricchisce
di ulteriori suggestioni rispetto al vento.
     Il giovane poeta, di circa trent'anni, si trova prigioniero in un
ospedale militare americano in Algeria. La poesia è datata giugno
 1944. Sereni viene a sapere dello sbarco in Normandia e rimane c
colpito da un particolare: gli anglo-americani avevano predisposto
che i primi morti e i feriti gravi fossero immediatamente portati in
aereo in Inghilterra. Il «primo caduto bocconi sulla spiaggia normanna»
 è dunque «alto sulle ali» perché trasportato via dal campo di battaglia
con un ponte aereo. Il poeta immagina che durante quella notte questo
soldato, come un fantasma, gli abbia parlato nel sonno, chiedendogli di
 pregare per l'Europa. Il poeta è scettico, non riesce a credere a questa
apparizione; pensa che sia stato soltanto «il vento, / il vento che fa
musiche bizzarre»: non intende assolvere alla richiesta di questo fantasma
perché sostiene di essere ormai morto alla guerra e alla pace; si sente
tagliato fuori dalla storia, dagli avvenimenti, non più in grado di agire in
nessun senso. Alla fine del componimento si afferma però che il vento
produce un suono, una melodia: «Questa è la mia musica ora: / delle
tende che sbattono sui pali. / Non è musica d'angeli, è la mia / sola
musica e mi basta».
Il testo è giocato su un parallelismo tra il soldato caduto in Normandia
e il poeta. E due immagini si collegano a entrambi: l'immagine del vento
 e l'immagine degli angeli. Dietro alle "ali" poste in apertura bisogna vedere
una metafora collegata a entrambe. Mentre il primo protagonista del testo
 però è elevato sulle ali, il secondo è in una condizione di prostrazione (si
veda la rima antitetica "ali": "pali") ed esprime un ripiegamento su sé stesso
 («mia / … e mi basta»). L'io poetico afferma tuttavia che questa musica
donata dal vento gli "basta", gli dona qualcosa, forse un conforto. È un
desiderio inesauribile di elevazione, che si rispecchia forse, ma con molta
cautela, nel primo verso, quello iniziale, nel quale il lettore, secondo una dichiarazione esplicita di Sereni, può correttamente vedere anche una
specie di pre-glorificazione del soldato morto. Un verso memorabile e
bellissimo, senz'altro, «Non sa più nulla è alto sulle ali». Che riprende,
com'è stato proposto, l'Ungaretti de L'allegria: «D'improvviso / è alto /
 sulle macerie / il limpido / stupore / dell'immensità» (Vanità). Ma che probabilmente riascolta anche, oltre al canto natalizio degli angeli
(«Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona
volontà»), un passo intensissimo di Orazio. Il poeta latino, nella celebre
settima ode del II libro, racconta che, durante la battaglia di Filippi, dopo
 che egli aveva malamente abbandonato lo scudo, un dio era apparso a
salvarlo, sollevandolo in alto: «Me mi rapì il veloce Mercurio nell'aria /
densa in mezzo ai nemici, atterrito».

I.Il freddo ha immobilizzato il mondo
Lo spazio è di vetro
Il vetro è d'aria
I rumori più lievi erigono
sculture improvvise
L'eco le moltiplica e disperde
Forse nevicherà
L'albero acceso trema
E' già circondato di notte
Parlo con lui quando parlo con te

Da " Corrente Alterna":

"Capire una poesia vuol dire, in primo luogo, udirne il suono."
"Le parole entrano dall'orecchio, appaiono davanti agli occhi,
spariscono nella contemplazione.
 Ogni lettura di una poesia tende a provocare il silenzio."
"Leggere una poesia è udirla con gli occhi, udirla è vederla con gli orecchi."
"Ogni lettore è un altro poeta; ogni testo poetico, un altro testo."
"Il testo poetico deve provocare il lettore: costringerlo a udire, a udirsi."

* A cura di Ottavio Ghidini:  dottore di ricerca in Storia e letteratura dell'età moderna e contemporanea presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
e docente di ruolo presso il liceo linguistico "Capirola" di Leno (BS). Si è occupato soprattutto di letteratura italiana del Cinquecento e dell’Ottocento (Tasso, Manzoni, Leopardi), pubblicando saggi in miscellanee e riviste come "Studi tassiani" e "Testo". Collabora abitualmente con "Poesia".

*Ho il piacere di dedicare queste pagine di intellettuali italiani al mio amico/a
lettore/trice italiano/a che-fino a poco tempo fa- sistematicamente a giorni alterni 
si è per anni  lasciato coinvolgere dal  piacere della lettura di un numero molto ricco
di pagine tra quelle che quotidianamente cerco  di proporre a tutti i lettori del mondo
che sembrano apprezzare l’offerta.La dialettica del confronto tra le diverse culture 
 favorisce -ne sono fermamente convinta- con l’arricchimento la vera crescita.


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