sabato 3 ottobre 2015

85.Ancora Tagore

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Non cantare così dolcemente,

con voce toccante.

Andando e tornando dal lavoro,

per strada, non attraversare

il mio piazzale.

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Preparai con cura dentro me

le parole d’amore,

tu invece sei tornato inutilmente

a chiedere i gioielli.

Sono niente per te, una cosa

senza valore,

due o tre lacrime, solo una pena

di sangue rosso.

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Che tesoro hai portato

a piene mani?

Non andartene, gettandolo

così per terra!

Se oso chiedere cos’è

questo debito,

come lo pago,

forse dovrò vendermi tutta la vita?

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Pensai ragionando solo:

«Starò in un angolo,

tenendo in cuore le pene segrete.

Per cosa sperare?»

Vorrei parlare ma

non trovo le parole:

solo il desiderio mi resta,

non conosco la fine.

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Posso mescolare la mia canzone

alle musiche di cui

hai riempito il flauto?

Cominciato il canto,

l’anima si commuove,

lacrime incomprensibili,

senza ritegno, inondano ogni cosa.

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Sei arrivato vestito con stoffe

splendide, ornato di collane di fiori.

Qui il vassoio d’oro,

fiori, la corona:

chi potrà raccontare i doni dell’amore?

Non guardarmi così, disprezzandomi.

Amico, perduta la strada,

sei venuto in questa casa.

Chi scambierà le collane nell’oscurità?

Per tutto il giorno e la notte

la luce è spenta.

Non guardarmi così, disprezzandomi.

- da La Barca d’oro –


1 commento:

  1. Riprendono le pubblicazioni di post anche nel blog spot.com ,gabysouk.Intanto un viaggio tutto immaginario...

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