giovedì 28 febbraio 2013

Il secolo d'argento. (6)



E tuttavia vorrebbe proprio dire a Zoé  come condivide l’ammirazione che questi poeti avevano per la perfezione delle forme e dei concetti, per quell’idea di poesia-mistero che ha  ritrovato specialmente in Juan Ramòn Jimènez [1]. L’amore che canta invisibile e impalpabile, ma, proprio  come l’acqua e l’aria, misteriosamente indispensabile e che si insinua vitale tra la luna lontana del cielo e quella ancor più fluida e sfuggente, ma quieta , riflessa nel fiume.  
      
 Dall’estremità opposta del semicerchio irrompe una voce scura, calda e vellutata che presenta “Madrigale” di Federico Garcia Lorca.[2]







Garcia Lorca



Madrigale[3]
Il mio bacio era una melagrana
profonda e spalancata:
la tua bocca era una rosa
di carta

Un campo di neve, lo sfondo

Le mie mani erano ferri
per le incudini;
il tuo corpo era il tramonto
di un rintocco.
Un campo di neve, lo sfondo.

Nel  traforato
teschio azzurro
misero stalattiti
i miei “ti amo”

Un campo di neve, lo sfondo.

Si coprirono di muffa
i miei sogni infantili,
e perforò la luna
il mio dolore salomonico.

Un campo di neve, lo sfondo.

Ora ammaestro severo
l’alta scuola,
il mio amore e i miei sogni
(puledri senz’occhi)

E un campo di neve, lo sfondo.

         Una calamita quell’immagine del corpo di lei, stretto dalle sue mani  come in una morsa metallica, languido come il rintocco al tramonto e i sogni di lei  che avvizziscono, trafiggendo di strali dolorosi la luna nel tentativo arduo di ammaestrare i sogni e l’amore del presente, ciechi e bizzarri come puledri. E quelle sequenze scandite dallo sfondo costante dello schermo bianco e neutro del campo di neve …
         (‘Una riproposizione bellissima- considera Zoé - che sottolinea  tutte le simmetrie e le suggestioni  visive  e sonore del testo. Una voce sorprendente  - continua a pensare guardando la Donna di Carta, che ora ha finito il suo pezzo-  anche per l’inatteso contrasto con un corpo dalla struttura imponente, pur nella tenuta sportiva, molto casual’)


[1]La comunità senza leader della “Generazione del 27” lo aveva eletto a maestro.
[2] Federico Garcìa Lorca nasce a Fuente Vaqueros,Granada,Andalusia,Spagna nel 1898.Muore,fucilato dai Falangisti e gettato in una fossa comune,senza nome,il 16 agosto 1936  nei pressi di Fuente Grande de Alfacar,vicino a Granada. 
[3]Federico Garcìa Lorca, “Poesie “ di Bur,Biblioteca Universale Rizzoli,2004.
Madrigale:componimento d’indole musicale, di tipo idillico -amoroso. È formato da due o tre brevi strofe cui seguono una o due coppie di versi a rima baciata(Petrarca).Diverso il madrigale del’500:versi dal metro variamente alternato con rime libere.
Questo è stato scritto nell’ Ottobre del  1920 da Federico Garcìa Lorca a Madrid.



(continua)

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