venerdì 22 febbraio 2013

La Terrasanta. (1)



I poeti israeliani contemporanei rivelano nei loro testi un profondo coinvolgimento emotivo con la storia,la politica,la cultura nazionale del popolo ebraico. La loro produzione non aspira a immergersi nella parola fino a restarne sommersa. Ambisce piuttosto a scegliere parole che mostrino lo spessore delle cose,con una ricerca costante di adesione a tutte le pieghe dei toni,dei timbri,del lessico e del ritmo del parlato. E si capisce perché. Con duemila e più anni  di vita letteraria della lingua ebraica,il poeta israeliano oggi non può aspirare che a un’immersione liberatoria nella lingua della quotidianità. Questo non vuol dire,  però ,che la discontinuità sia totale. Un legame con quella tradizione plurimillenaria  permane. Se infatti il poeta israeliano oggi spesso tende a parlare di trascendenza vuota,quando  parla di Dio,ha tuttavia conservato il gusto dell’allusione biblica come tratto evidente dello stile ,comune alla poesia contemporanea come a quella medioevale -liturgica e secolare – ,dove era consueto quello stile a intarsio, quella pratica dell’intertesto che costituisce un’arte raffinata della citazione tanto cara a moderni maestri come Eliot e Pound.
         Ecco un esempio di Yehuda Amichai[1],dove affianca materiali dell’oggi ,quali sentimenti e desideri ,alla citazione biblica,imprimendo al verso una tensione critica e un certo qual effetto di ironico disincanto.













 Yehuda Amichai




Come l’uccello dei  cieli e la bestia dei campi,così voglio[2]


Amarti,così voglio che tu mi ami.
Ciò che nella bibbia fu malaugurio di triste fine,per noi è amore.
“Ma dunque fu sbranato”gridò Giacobbe quando gli portarono
La tunica del figlio Giuseppe lacera,grondante di sangue
“Una bestia feroce l’ha divorato” e tutto per amore,per amore!

          Quasi a equilibrare la presenza intrusiva e ossessiva della morte per via bellica e politica nella vita d’ogni giorno,il poeta israeliano parla molto anche di eros,il “dio straniero”cui anche la Bibbia dedicava “Il Cantico dei Cantici”.E il canto della sfera più intima degli affetti gode anche in Israele di vasta diffusione. Molti testi di maestri -  come Amichai e Guri – sono stati musicati per diventare canti estremamente popolari. Non si tratta di momenti di disimpegno o del risultato di un processo di spoliticizzazione in atto. Tutt’altro. In forme molto individualizzate,dalle sfere molto personali ed intime, affiora uno spirito critico,una netta,spesso violenta  opposizione  alle scelte della politica nazionale.
          Un autore - con Amichai – tra i più innovatori e influenti è Chaìm Guri[3],di cui proponiamo qui 








Chaìm Guri



  Idillio[4]         


La mia estate fu d’uva e di fichi.
C’era il regno della luce sui campi arati,
sopra la benedizione della terra.
E c’era pure la giovane di Rmesh
Colei  che quasi non ha pari,
la reginetta di bellezza dei pozzi e dei frutteti.
Quella dagli occhi azzurri,
eredità crociate,a quanto pare.

La potevi solo indovinare attraverso i vestiti
Qualcosa di prezioso,di alluso come versi
Che non si spiegano tutti in una volta.
Intendo quella che con secchia e corda attinse per noi
Dalle buie profondità.

E come un velo di sposa saliva dalla valle la foschia.
Festeggiava il sole verso ovest
E ci attendevano i monti,grigiastri di lontananza.

Un grazie anche ai cani del villaggio,
che non ci puntarono chissà perché i calcagni,
mentre andavamo avanti,fra gli ulivi d’argento
fino a lontanare ,godendo come del beneficio del dubbio,
sulla via di Manara.
      
           Un languido,quasi nostalgico  paesaggio mediterraneo dell’ accoglienza,con tanto di uva e fichi,nonché ulivi dalla chioma d’argento a sottolineare la ragazza che ne fa parte, solare eppure segreta,semplice,all’apparenza,eppure capace di attingere nella più oscura profondità dell’essere, singolare reginetta di paese,dove anche i cani non azzannano i talloni costringendo alla fuga,ma lasciano procedere e allontanarsi attraverso gli ulivi,concedendo una fiducia sia pure un poco incerta.
Chaìm Guri è un poeta sempre molto interessante,dal percorso che evolve a rappresentare una forma di più magnanima autocoscienza nazionale. Altrove ,sa far nascere in modo ancora più diretto, dall’intreccio di sfera pubblica e privata,uno stato d’animo in cui “la propria sembianza finisce per confondersi con quella del nemico,dove la sofferenza dell’altro non è che il simulacro della propria”.[5]


[1] Yehuda Amichai,pseudonimo di Ludwig Pfeuffer,nasce a  Würzburg,Germania, nel 1921 e muore a Gerusalemme nel 2000. Padre della produzione antiretorica avviata fin dagli anni ‘50 , promotore del riassetto sliricizzante della poesia israeliana contemporanea.
[2]Yehuda Amichai ,Come l’uccello dei cieli...in“ Poeti Israeliani “.A cura di Ariel Rathaus . Einaudi ed.2007.
[3] Chaìm Guri,nasce a Tel Aviv nel 1947.
[4]Chaim Guri,Idillio,in “Poeti israeliani”,op.cit.
[5] Cfr. ”Il volto dell’Altro”in Emanuel Levinas. 




(continua)

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