martedì 26 febbraio 2013

La Terrasanta. (4)



         Diverse sono le soluzioni che emergono dalla trasformazione,impressa al linguaggio poetico in Israele, a partire dagli anni ’70 dalle forti individualità degli autori.

       Un esempio interessante è quello di Yitzhak Laor[1] in:
Yitzhak Laor
 Silhouette.[2]  
Come un boa il tuo respiro è rimasto
a pelo dell’acqua senza, il tuo corpo
attraccato al mio che naviga o galleggia,io
mi aggrappo ai sussurri,la radio o un mormorio giunge
da fuori dalla strada accanto,forse litigano
o scherzano sulla gita del mattino,forse
qualcuno parla da solo e se ti sveglio(su’
 traduci)quanto in fretta ricorderai che ti ho ferita?In me,
per esempio,ogni rabbia è sfumata. Vago
nel buio,in cui nulla riconosco se non il tuo  respiro
il tuo corpo,un’oscura silhouette rimasta da quando spegnemmo la luce.
      
           Qui la precarietà si è eretta ad assoluto. E la serie di enjambements,[3] come le spire sinuose e soffocanti del boa,  avvolge il lettore e  lo stringe alla gola. Sembra mancargli il respiro. Il conseguente disorientamento lo  porta a rivivere una deriva sfilacciata di trafitture, che sfibrano la volontà. Non c’è più irritazione né amarezza. Soltanto un fatalistico,rassegnato lasciarsi andare. Sul lettore l’ effetto  del graffio di un ‘unghia che stride su un vetro.
          In conclusione ,possiamo constatare che dalla stessa terra emergono anche le modalità poetiche in forte contrasto. Dall’assoluto del mito del poeta palestinese al particolare della dimensione quotidiana individuale dei poeti israeliani,per dire anch’essi del disagio esistenziale,ma,questa volta,iscritto nel tempo storico,contemporaneo.


[1] Yitzhak Laor nasce a Pardes Hanna,Israele,nel 1948.
[2]Ytzhak Laor,Silhouette,in “Poeti Israeliani”.Op.Cit.
[3] Figura metrica per cui la fine del verso non coincide con la fine di una frase o di una parte di essa;l’enunciato che continua nel verso seguente provoca l’enjambement.

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