venerdì 30 novembre 2018

Lo specchio in Federico Garcia Lorca. 9



Europa

 Spagna

10.Lo specchio in Federico Garcia Lorca

Il magnifico rappresentante della generazione successiva al grande maestro.
Il paesaggio abbraccia ancora il mare e la montagna,ma è drammatico tanto
da non consentire lo scambio di oggetti per ciascuno dei contendenti preziosi,
dove lo specchio non ha modo di manifestare le proprie oreziose aratteristiche,
ma è prezioso tra gli altri preziosi.

ROMANZA SONNAMBULA

A Gloria Giner e a Vernando de los Rios

Verde que te quiero verde.
Verde vento. Verdi rami.

La barca sul mare

e il cavallo sulla montagna.

Con l’ombra nella cintura 

lei sogna sul suo balcone

verde carne, capelli verdi,

con occhi di freddo argento.

Verde che ti voglio verde.

Sotto la luna gitana,

le cose la stanno guardando

e lei non le può guardare.


Verde que te quiero verde.

Grandi stelle di brina,

vengono con il pesce d’ombra

che apre il cammino all’alba.

Il fico strofina il vento

con la corteccia dei sui rami,

e il monte, gatto ladro,

rizza le sue acerbe agavi.

Ma chi verrà? E da dove …?

Lei insegue sul suo balcone, 

verde carne, capelli verdi

sognando il mare amaro.


Compare, voglio cambiare

il mio cavallo con la sua casa,

la mia sella col suo specchio,

il mio coltello con la sua coperta.

Compare, arrivo sanguinando

dai porti di Cabra.


Se potessi, ragazzo,

questo accordo si chiuderebbe.


Ma io non sono più io.

Né la mia casa è più la mia casa.

Compare, voglio morire

decentemente nel mio letto.

Di acciaio, se è possibile,

con le lenzuola d’Olanda.

Non vedi la ferita che ho

dal petto alla gola?

Trecento rose brune

sopporta il tuo sparato bianco.

Il tuo sangue zampilla e odora 

attorno alla tua benda.

Ma io non sono più io

Né la mia casa è più la mia casa.


Almeno lasciami salire

fino agli alti balconi,

lasciami salire!, lasciami

fino ai verdi balconi.

Ballatoi della luna

da dove l’acqua rimbomba.


Già salgono i due compari

fino gli alti balconi.

Lasciando una scia di sangue.

Lasciando una scia di lacrime.

Tremavano sulle tegole

lanternine di latta.

Mille tamburelli di cristallo

ferivano l’alba.


Verde que te quiero verde.

verde vento, verdi rami.

I due compari salirono.

Il lungo vento, lasciava

in bocca uno strano sapore

di fiele, di menta e di basilico.

Compare! Dimmi, dov’è?

Quante volte ti aspettò!

Quante volte ti ha aspettato,

volto fresco, capelli neri,

su questo verde balcone!


Sul rostro della cisterna,

si cullava la gitana.

Verde carne, capelli verdi,

con occhi di freddo argento.

Un ghiacciolo di luna

la sostiene sopra l’acqua.

La notte si fece intima

come una piccola piazza.

Guardie civile ubriache

sulla porta bussavano.

Verde que te quiero verde.

Verde vento. Verdi rami. 

La barca sul mare.

E il cavallo sulla montagna.


Federico García Lorca



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