Europa
10.Lo specchio in Federico
Garcia Lorca
Il magnifico rappresentante della generazione successiva al grande maestro.
Il paesaggio abbraccia ancora il mare e la montagna,ma è drammatico tanto
da non consentire lo scambio di oggetti per ciascuno dei contendenti preziosi,
dove lo specchio non ha modo di manifestare le proprie oreziose aratteristiche,
ma è prezioso tra gli altri preziosi.
ROMANZA SONNAMBULA
A Gloria Giner e a Vernando de los Rios
Verde que te quiero
verde.
Verde vento. Verdi rami.
Verde vento. Verdi rami.
La
barca sul mare
e
il cavallo sulla montagna.
Con
l’ombra nella cintura
lei
sogna sul suo balcone
verde
carne, capelli verdi,
con
occhi di freddo argento.
Verde
che ti voglio verde.
Sotto
la luna gitana,
le
cose la stanno guardando
e
lei non le può guardare.
Verde que te quiero verde.
Grandi
stelle di brina,
vengono
con il pesce d’ombra
che
apre il cammino all’alba.
Il
fico strofina il vento
con
la corteccia dei sui rami,
e
il monte, gatto ladro,
rizza
le sue acerbe agavi.
Ma
chi verrà? E da dove …?
Lei
insegue sul suo balcone,
verde
carne, capelli verdi
sognando
il mare amaro.
Compare,
voglio cambiare
il
mio cavallo con la sua casa,
la
mia sella col suo specchio,
il
mio coltello con la sua coperta.
Compare,
arrivo sanguinando
dai
porti di Cabra.
Se
potessi, ragazzo,
questo
accordo si chiuderebbe.
Ma
io non sono più io.
Né
la mia casa è più la mia casa.
Compare,
voglio morire
decentemente
nel mio letto.
Di
acciaio, se è possibile,
con
le lenzuola d’Olanda.
Non
vedi la ferita che ho
dal
petto alla gola?
Trecento
rose brune
sopporta
il tuo sparato bianco.
Il
tuo sangue zampilla e odora
attorno
alla tua benda.
Ma
io non sono più io
Né
la mia casa è più la mia casa.
Almeno
lasciami salire
fino
agli alti balconi,
lasciami
salire!, lasciami
fino
ai verdi balconi.
Ballatoi
della luna
da
dove l’acqua rimbomba.
Già
salgono i due compari
fino
gli alti balconi.
Lasciando
una scia di sangue.
Lasciando
una scia di lacrime.
Tremavano
sulle tegole
lanternine
di latta.
Mille
tamburelli di cristallo
ferivano
l’alba.
Verde que te quiero verde.
verde
vento, verdi rami.
I
due compari salirono.
Il
lungo vento, lasciava
in
bocca uno strano sapore
di
fiele, di menta e di basilico.
Compare!
Dimmi, dov’è?
Quante
volte ti aspettò!
Quante
volte ti ha aspettato,
volto
fresco, capelli neri,
su
questo verde balcone!
Sul
rostro della cisterna,
si
cullava la gitana.
Verde
carne, capelli verdi,
con
occhi di freddo argento.
Un
ghiacciolo di luna
la
sostiene sopra l’acqua.
La
notte si fece intima
come
una piccola piazza.
Guardie
civile ubriache
sulla
porta bussavano.
Verde que te quiero verde.
Verde
vento. Verdi rami.
La
barca sul mare.
E
il cavallo sulla montagna.
Federico García Lorca