E poiché la poesia
affonda le sue radici nell’humus popolare, si presenta come una scacchiera di
paesaggi, di sensazioni, di stati d’animo la cui costante cornice è però il
Continente Nero.
La cornice geografica è tuttavia anche
profondamente mitifera, poiché il riferimento alla natura, più che descrittivo,
tende ad essere una vasta e stratificata rete di simboli, di corrispondenze,
che scaturiscono dall’animismo panteista dell’Uomo Africano. Un buon esempio lo
abbiamo già incontrato con l’hain teny malgascio. La percezione magica della natura
attraverso la poesia aiuta a ritrovare le proprie radici, a riaffermare la dignità africana con
la riappropriazione di sé e del mondo.
Torna, con un testo suggestivo,
Véronique Tadjo della Côte d’Ivoire:
Insegnami.[1]
Insegnami
l’aria dei prati
azzurri
e soffia la mio
orecchio
il tuo alito di
principe
ci sono tante parole
sotto la polvere
tanti amori
nei cassetti.
Faccio fatica a
credere che i fuochi della savana
siano spenti.
[1]Véronique Tadjo ,” Insegnami”, dalla raccolta Latérite,
1984; -Hatier/CEDA, Paris. In Poésie d’Afrique au sud du Sahara ,op.cit. Trad .dal fr. di Maria
Gabriella Bruni.
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