III. FINE
Nel tepore
della luce rossa, dentro le chiuse aule dove la luce affonda uguale dentro gli
specchi all’infinito fioriscono sfioriscono bianchezze di trine. La portiera
nello sfarzo smesso di un giustacuore verde, le rughe del volto più dolci, gli
occhi che nel chiarore velano il nero guarda la porta d’argento. Dell’amore si
sente il fascino indefinito. Governa una donna matura addolcita da una vita
d’amore con un sor riso con un vago bagliore che è negli occhi il ricordo delle
lacrime della voluttà. Passano nella veglia opime di messi d’amore, leggere
spole tessenti fantasie multicolori, errano, polvere luminosa che posa
nell’enigma degli specchi. La portiera guarda la porta d’argento. Fuori è la
notte chiomata di muti canti, pallido amor degli erranti.
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