Il largo
abbraccio.
Paul Eluard
[1] dalla natura attinge a piene mani, per illuminare
di folgoranti similitudini la fronte,il cuore,gli occhi della sua innamorata.
" L'ho
trovata! Ero certa di averla !" - esclama tra sé Zoé,che cercava impaziente nel suo PC:
Vagabonda dalla fronte di cristallo [2]
il suo cuore si inscrive in una stella nera
i suoi occhi rivelano la mente
i suoi occhi sono il fresco dell'estate
il tepore dell'inverno
i suoi occhi
trafiggono, ridono sonori
i suoi occhi che azzardano vincono il loro
gruzzolo di luce.
Operazione che ritrovo in Octavio Paz[3], che ha saputo innestare nella tradizione del
sentimento esuberante della natura della sua terra i frutti delle avanguardie
europee ed ha saputo ottenere così immagini che sono schegge di cristallo, puri
bagliori di luce. Come ne:
I tuoi occhi.[4]
I tuoi occhi sono la patria del lampo e della
lacrima
silenzio che parla
tempesta senza vento, mare senz'onde,
uccelli prigionieri, dorate fiere addormentate,
topazi crudeli come la verità
autunno in una radura del bosco dove la luce canta
su
l'omero di un albero e sono uccelli tutte le foglie
spiaggia che
il mattino trova costellata d'occhi,
cesto di frutti di fuoco,
menzogna che alimenta
specchi di questo mondo, porte dell'aldilà,
palpito tranquillo del mare a mezzogiorno,
assoluto che ammicca,
altopiano deserto.
L'importanza che assume l'immagine nei versi dei due poeti e la tecnica
metaforica che consente palpiti di straordinaria intensità ed effetti di
bellezza sorprendenti e imprevedibili, sono caratteristiche comuni ad entrambi.
Il flusso delle immagini talora incalza con un
ritmo percussorio, martellante ed echeggia la forza trascinante di una cascata
torrenziale. Può assumere le sembianze di un vortice incontenibile perché
l'esigenza espressiva dei due poeti
è insita nella natura stessa
dell'immagine- universo, nell'immagine- assoluto che domina la loro opera.
I vari tipi di similitudine, metafora, analogia, che trasformano le
immagini in surrealtà sensibili, ora accostando ora fondendo fenomeni diversi,
consentono di ottenere effetti di folgorante concentrazione. Essi tendono a
sconvolgere i rapporti logici del discorso per crearne di nuovi, talora con
effetto polivalente. Dalla foresta di parole sanno scegliere avvicinamenti che
seguono traiettorie inusuali.
Ecco allora lo scambio dell'astratto
con il concreto, la fusione o l'approssimarsi di sensazioni o fenomeni contrastanti
come "gli occhi che rivelano la mente" o "il fresco
dell'estate" e "il tepore dell'inverno" in Paul Eluard oppure
"il silenzio che parla", "le tempeste senza vento",
"il mare senz'onde", gli uccelli prigionieri" e "le dorate
fiere addormentate" di Octavio Paz. Uno scrigno davvero elettrizzante,
pieno di "diamanti del cuore"[5].
[1] Pseudonimo di Eugène,Émile, Paul
Grindel;Paul Eluard nasce a Saint Dénis nel 1895 e muore a Boulogne –sur-Mer nel 1952.
[2] Da "A’ toute épreuve" ( 1930), in “Oeuvres Complètes”, Coll.La Pléiade,
Gallimard, Paris 1968; trad. di
M.G.Bruni.
[3] Octavio Paz, poeta, saggista e
diplomatico, nasce a Città del Messico nel 1914 e muore a Città del Messico nel
1998. Gli viene conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1990.
[4]
Da "La libertà sulla parola" , Guanda, Parma, 1965.
[5] Paul Eluard, da “Seconde Nature IX”, in “L’Amour la poésie”, (1929), “Oeuvres Complètes”, op.cit.; trad
M.G.Bruni
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