lunedì 11 luglio 2022

350.Joy Harjo.Autobiografia.


350.Joy Harjo.

                                   Autobiografia.


Abitavamo accanto al contrabbandiere. ed eravamo fortunati.*Il contrabbandiere regnava .Eravamo un  popolo rapinato in una terra rapinata, Oklahoma significava sconfitta. Le terre sacre hanno i loro corsi, colano tra le dita dello spirito dell'alcol. Nulla si può dimenticare ,viene soltanto accantonato.

La settimana scorsa ho visto il fiume dov'era il noce; questa terra nativa non predice un'eredità di centri commerciali e alberghi. I sogni non sono vetro e acciaio, ma cuori di cervo, l'occhio fiammante di una pantera che t'accerchia ,Tradurli fa capire la conta della morte dall'Alabama ,l'eccidio dei bambini carestia di storie. Credevo che non l'avrei sopportato. Mio padre non ci riuscì. Perseguì la sua morte come la vendetta  di un guerriero che è stato braccato. L'abbiamo nel sangue.

A due anni sapevo già che eravamo diversi. Lo vedevo negli occhi dei forestieri che noi eravamo gli intrusi nella terra promessa. Oklahoma La Svelta* glorificava i ladri. Tutti e nessuno erano indiani .Faresti meglio a dimenti - care, rivendica una stella bianca. A tre anni mia madre mi raccontò una storia:

Dio decise  di creare il genere umano. Mise dentro la prima infornata, Ce la tenne troppo .Bruciò, E così furono i neri. Dio mise dentro un'altra infornata, Non cosse abbastanza, era cruda .e così furono i bianchi .Ma l'infornata dopo la cosse proprio a puntino ,e così furono gli indiani ,proprio come te.

Ormai ero confusa.,

a cinque anni fui scelta all'asilo per infilare perline. A sette sapevo come giocare a "non fare il coniglio" e vincere. A quattordici bevevo.

Mi trovavo in una città del Sud-ovest a ventun anni, quando il mio passato cominciò a mettersi a fuoco, Era quasi mezzanotte. Andavamo a casa, ed eccolo là raggomitolato tra la neve sul  marciapiede, quell'uomo di Jenez. Eravamo stati tutti ingannati. Lui nascondeva la sua vergogna  sotto un gelido piumino Noi nelle poesie. Lo portammo a casa dove tremò e pianse tutta la notte. come un furioso temporale, poi si svegliò al mattino, senza memoria di niente. L'avrei visto ancora per strada, dell'età che ho ora. Furono i miei lunghi capelli neri che gli ricordarono sua figlia, i peperoncini ,i canti. Ed io gli parlai come fosse mio padre con lo stesso rispetto, la stessa fame.

Da allora sono sopravvissuta a quell'uomo di Jemez, a mio padre, e a quella lacera me stessa  cui ho dato la caccia  nella precarietà degli anni. Ma li porto con me allo stesso modo che questo corpo porta il cuore come un tamburo. Ieri la pioggia andava ad est, verso  casa. Un colibrì parlò. Lei con un frammento splendente d'invisibile memoria ,dentro corteccia viva di canti. Seppi allora che  questa era la stagione muscogee del perdono, il tempo del granturco nuovo, della danza in cerchi avvolgenti.


*Contrabbandiere:contrabbaniere di liquori.

*Oklahoma La Svelta::con "Sooners"vennero indicati i coloni bianchi che presero possesso di lotti di terreno concessi dalgoverno americano nella prima decade del ''900 ,sconfinando però spesso nel teritorio indiano."L'Oklahoma  a quel tempo venne chiamata "The Sooner State",celebrando così i ladri più svelti nell'impossessarsi di terre tribali.

(comunicazione di  Joy Harjo alla traduttrice L.C.)


Joy Harjo(1951,Greek),nata a Tulsa in Oklahoma è stata docente presso L' Institut of American Indian Arts e le università  dell'Arizona, del Colorado, del New Mexico .Dopo essersi dedicata per alcuni anni allo studio del sassofono, Joy Harjo è òra anche una musicista di talento, come dimostra la recente scelta di poesie The Woman Who fell From the sky(1994)corredata da una cassetta in cui la lettura  dei testi è accompagnata dalla musica jazz scritta da lei e dai membri del suo gruppo "Poetic Justice"La sua produzione  è raccolta in cinque volumi  The Last Song (1975),What Moon Drove Me to This?(1979) She Had Some Horses(1083)(1983) In Mad Love and War(1990) e Secrets From The Center Of The World (1989) che è la riuscita combinazione  tra i suoi testi poetici e le fotografie del territorio Navajo ad opera  di Stephen Strom, un astronomo della University of Massachussets.


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