giovedì 31 dicembre 2015

27.Rilke.Sonetti a Orfeo



SONETTI AD ORFEO
27.II,23

In quell'ora tua chiamami
che ti sta fronte a fronte, impercettibile,
ti anela addosso qual muso di cane
e sempre ancora indietro si ritrae

quando oramai t'attendi d'agguantarla.
Tuo più di tutto è quel che ti si nega.
Liberi siamo. E il congedo ci colse
dove il primo saluto attendevamo.

E un appoggio imploriamo, con paura,
per le vecchie misure troppo giovani,
troppo vecchi per quel che non fu mai.

Il lodare soltanto ci giustifica,
ahi, siamo ramo e scure,
la dolcezza del rischio, che matura.


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