374.Roberta Hill Whiteman
.Il riconoscimento
Impariamo troppo tardi come la luce inutilmente lascia
impronte tutte sue.in viaggio per miglia verso Kilgore
nell'intimità da sottomarino di un'auto. Dune di sabbia
ricordano il mare. Un coyote sgusciò via attraversando la strada
prima che noi ce ne accorgessimo.Notte è la sua prima pelle.
Veniva dal fiume.
dove la risata richiama i pesci. Compostamente un vento forte
irrompe sul cedro .Lui tornò indietro all'improvviso,
curioso per incontrare i ronzanti chiarori lunari che percorremmo
in quella gola,, senz'erba o stelle. Le nostre impronte
gli erano sconosciute .Capì quella luce
e si fermò davanti alla ruota destra anteriore:un'ombra
da una terra di minerali, aria di pino nel suo manto.
Cani così evitano i nostri occhi, eppure lui riconobbe tutto e incrociò
il mio sguardo . Una creatura così terribile e timida insieme
m'agitò nel sangue voglia disperata
dello spazio che lui abitava:
acqua possente che scolpisce canyon terrazzati,
e ghiaccio baluginante sotto il biancospino come un pavimento di squame.
Fiume denso ricordo che noi eravamo luce a ringraziare la luce,
musica lieve che si alza.. Alberi, forse o la mia stessa voce
stonata. Danzai per lui una rivendicazione umana
in quella gola. Nessuna stella. .Sgusciò via
passandoci accanto, antico come il respiro, muovendosi nell'impetuosa oscurità
come il chiar di luna tra le tamerici,
onda su onda di terra non posso avvicinarmi abbastanza
a questo caotico e intricato miracolo.
Notte è la mia prima pelle.
Smarrita in lui,,
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