AMERICA
Argentina
43.LO SPECCHIO IN
JORGE LUIS BORGES
L’insofferenza
latina rende esplicito l’orrore per lo specchio non solo perché il suo
spazio
riflettente è inaccessibile,ma anche perché il poeta ha sempre paventato quel suo sistematico copiare l’azzurro,profondo del cielo talora rigato da un volo
d’uccello.ora per il poeta è il momento della felice scoperta di aver goduto da
empre di questa finora inconsapevole fortuna.
Jorge Luis
Borges
Gli specchi
Io, che
sentii l’orrore degli specchi
non solo in faccia al vetro impenetrabile
dove finisce e inizia, inabitabile,
l’impossibile spazio dei riflessi
non solo in faccia al vetro impenetrabile
dove finisce e inizia, inabitabile,
l’impossibile spazio dei riflessi
ma in faccia
all’acqua specchiante che copia
l’altro azzurro nel suo profondo cielo
che a volte riga l’illusorio volo
d’uccello inverso o agita un tremore
l’altro azzurro nel suo profondo cielo
che a volte riga l’illusorio volo
d’uccello inverso o agita un tremore
e avanti
alla distesa silenziosa
del sottile ebano la cui tersura
ripete come un sogno la bianchezza
d’un vago marmo o d’una vaga rosa,
del sottile ebano la cui tersura
ripete come un sogno la bianchezza
d’un vago marmo o d’una vaga rosa,
oggi al
termine di tanti e perplessi
anni d’errare sotto varia luna,
mi chiedo quale caso di fortuna
volle che io paventassi gli specchi.
anni d’errare sotto varia luna,
mi chiedo quale caso di fortuna
volle che io paventassi gli specchi.
Gli specchi di metallo, il mascherato
specchio di mogano che nella bruma
del suo rossastro crepuscolo sfuma
il volto che mirando è rimirato,
specchio di mogano che nella bruma
del suo rossastro crepuscolo sfuma
il volto che mirando è rimirato,
infiniti li
vedo, elementari
esecutori d’un antico patto,
moltiplicare il mondo come l’atto
generativo, veglianti e fatali.
esecutori d’un antico patto,
moltiplicare il mondo come l’atto
generativo, veglianti e fatali.
Nessun commento:
Posta un commento