La fuggitiva.5. Antonio Machado
La passante di Baudelaire
aveva inaugurato le variazioni della fuggitiva
che potremo ritrovare non solo nella straordinaria ripresa proustiana,ma
anche nelle figure della poesia italiana del ‘900 tra Sbarbaro e Campana. Non
più lo sguardo velato per sottrarsi all’altro sguardo,ma piuttosto l’assenza
che si mostra nel momento stesso della presenza,l’inconoscibile altrove che si
realizza proprio nel momento dell’apparizione.
La lontananza nel
passaggio,la sparizione proprio nell’atto dell’apparire. Compresenze che
apparterranno a quell’elemento del “fuggitivo”legato al corpo femminile per
dire tutta l’impotenza della poesia a fermare il tempo,che è tempo dell’amore e della giovinezza. Antonio
Machado ne da un esempio composto ed enigmatico insieme ,dove il modello di
Baudelaire non prevale sulla fisicità del desiderio:
Sempre fuggitiva
e sempre accanto a me nel nero scialle
che mal nasconde gli sdegnosi
segni
del tuo pallido volto
ma non so dove vai …
Vorrei baciar l’amaro,
amaro fiore delle tue labbra.
Ed eccola tutta intera e
originale la fuggitiva di Machado., altera e sdegnosa, tutta avvolta nel suo
scialle nero, ritmare il suo passo schivo nella notte verso una meta
sconosciuta :
Siempre fugitiva y
siempre
cerca de mì, en
negro manto
mal cubierto el
desdeoso
gesto de tu rostro
palido.
No sé adònde
vas, ni dónde
tu virgen belleza
tálamo
busca en la noche.
No sé
qué sueños cierran
tus párpados,
ni de quien haya
entreabierto
tu lecho
inhospitalario.
Detén el paso,
belleza
esquiva, detén el
paso.
Besar quisiera la
amarga,
amarga flor de tus
labios.
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