La fuggitiva .3.Camillo Sbarbaro
«Io che come un sonnambulo cammino» di Camillo
Sbarbaro
Comparsa per
la prima volta su «La Riviera Ligure» nel giugno 1914, questa poesia! “Passante”,affronta
la tematica propriamente baudelairiana (e comunque tipica del secondo Ottocento)
della donna portatrice di salvezza e garante di un senso nell’anonimo caos
della folla cittadina.
Il richiamo al Baudelaire di “A una passante “era esplicito nel
titolo, poi espunto, con cui
questo testo comparve sulla rivista ligure.
Il verso con
cui si apre il componimento poetico definisce con chiarezza la condizione
esistenziale tipica di Sbarbaro: quella del vagabondaggio metropolitano in
stato di semincoscienza. A sbloccare per un attimo tale condizione di
sospensione dalla vita è l’apparizione di una donna che passa, con andatura
lenta e ritmata, per le strade solitamente attraversate dal poeta. L’effetto
procurato nel poeta-sonnambulo da questa apparizione è quello dello choc :improvvisamente
sveglio e cosciente, il poeta riacquista – insieme alla consapevolezza del
proprio ardore giovanile – la pienezza vitale del desiderio amoroso. La donna,
con il suo passo regale, è anzi l’incarnazione stessa del desiderio
e rappresenta perciò un’occasione di vita e di
felicità: il poeta ne coglie la sensualità fin nei capelli o nella tesa del
cappello. L’abbandono alla gioia di un attimo si esprime nell’accordo (anche
ritmico) tra il cuore del poeta e il passo della donna, e viene a rappresentare
una possibilità di armonia tra soggetto e realtà. L’aridità di Sbarbaro rivela
in questa poesia la propria complessità e ambivalenza: una rinuncia alla vita e
al desiderio più affermata che vissuta, cioè sempre desiderosa di essere
superata.
La struttura
segue la consueta linearità stilistica della poesia sbarbariana e si costruisce
intorno ad al
cune
parole-chiave ripetute almeno due volte nel testo: il pronome personale io ,il
verbo camminare,
i sostantivi
passo e cuore (oltre al binomio aggettivo-sostantivo folli/follie).
Io che come un sonnambulo cammino
per le mie
trite vie quotidiane ,
vedendoti dinnanzi a me trasalgo.
Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch’è come una sapiente musica
E possibilità d’amore e gloria
mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d’una nuca,
per l’ala d’un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.
Io sono ancora giovane inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.
Una luce si fa nel dormiveglia
della mia vita.
Tutto è sospeso come in un’attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.
metrica
Quattro
strofe (rispettivamente di 3, 5, 7 e 5 versi) di endecasillabi (è
eccezionalmente un quinario il v. 17;
i vv. 5 e 6
vanno legati metricamente, a formare un endecasillabo). Importanti gli
enjambements tra i vv.
4 e 5 e tra
i vv. 16 e 17, a sottolineare l’apparizione della donna e il cambiamento
esistenziale che questa
provoca nel
poeta.: il vb. “trasalire” significa ‘muoversi bruscamente,sussultare in
seguito a un’emozione improvvisa L’apparizione della donna dà una scossa al
torpore sonnolento del poeta. Lenta regina: l’andatura lenta della donna ha un
che di maestoso e nobile; è un incedere regale che contrasta con l’insensato e
veloce
via vai delle
strade affollate.9-15 E mi si presentano(mi s’affacciano) al cuore e me lo gonfiano[:
riempiono] le
possibilità
di [scambiare]amore e [ottenere]gloria. Io posso ancora alleggerirmi della mia
tristezza[: entusiasmarmi]
alla vista
dei (pei = per i) piccoli ricci (riccioletti) [: di capelli] folli di una nuca,[o]alla
vista della falda (per l’ala)
di un
cappello.. 16-20Una luce si accende(si fa) nel
dormiveglia della mia vita. Tutto è sospeso [: interrotto] come in un’attesa.
Non penso più. Sono contento e zitto muto).Il mio cuore batte seguendo il (a )ritmo
del tuo passo
La donna
incarna la possibilità di un rapporto con la realtà non mediato dall’aridità
immobilizzante dell’esercizio intellettuale (non penso più). La fisicità del poeta
trova uno spazio imprevisto e tenta un contatto con la donna: il cuore, scosso
dall’emozione, batte seguendo il ritmo del passo di lei in una sorta di unisono.
Il ritmo dei
versi e quello della passante
Pur
rimanendo fedele a soluzioni metriche tradizionali (l’*endecasillabo sciolto),
Sbarbaro sa adeguarle alle varie circostanze espressive, rinnovandone il ritmo
. Ai vv. 4-5 la lentezza maestosa della passante è resa attraverso la
dilatazione dell’endecasillabo per mezzo dell’enjambement.
Ai vv. 6-8,
subito seguenti, l’*anastrofe, posta all’interno di un contesto generale
sintatticamente piano, sottolinea l’iniziale difficoltà del poeta a regolare il
proprio passo su quello della donna, cioè la propria chiusa soggettività alla
realtà oggettiva. Infine nel verso conclusivo, preparato dai due periodi brevi e incisivi del v. 19 che
lo precede, il susseguirsi di bisillabi e di monosillabi crea un ritmo
sincopato che suggerisce quello del battito cardiaco.
Dal sonnambulismo alla disponibilità esistenziale
Anche in
questo testo, diverso da quelli scoraggiati che compongono il nucleo più
consistente e caratteristico di Pianissimo, sono presenti i temi ricorrenti del
sonnambulismo e del vagabondaggio
Tuttavia,
l’apparizione vitale della passante produce una novità importante: la
condizione di sospensione della vita (cfr. soprattutto il v.18) cambia di
segno, come nell’attesa di una liberazione *catartica”.
Nessun commento:
Posta un commento