venerdì 10 novembre 2017

La fuggitiva.3.Camillo Sbarbaro.



La fuggitiva .3.Camillo Sbarbaro

«Io che come un sonnambulo cammino» di  Camillo Sbarbaro

Comparsa per la prima volta su «La Riviera Ligure» nel giugno 1914, questa poesia! “Passante”,affronta la tematica propriamente baudelairiana (e comunque tipica del secondo Ottocento) della donna portatrice di salvezza e garante di un senso nell’anonimo caos della folla cittadina.
 Il richiamo al Baudelaire di “A una passante “era esplicito nel titolo, poi espunto, con cui
 questo testo comparve sulla rivista ligure.
Il verso con cui si apre il componimento poetico definisce con chiarezza la condizione esistenziale tipica di Sbarbaro: quella del vagabondaggio metropolitano in stato di semincoscienza. A sbloccare per un attimo tale condizione di sospensione dalla vita è l’apparizione di una donna che passa, con andatura lenta e ritmata, per le strade solitamente attraversate dal poeta. L’effetto procurato nel poeta-sonnambulo da questa apparizione è quello dello choc :improvvisamente sveglio e cosciente, il poeta riacquista – insieme alla consapevolezza del proprio ardore giovanile – la pienezza vitale del desiderio amoroso. La donna, con il suo passo regale, è anzi l’incarnazione stessa del desiderio
 e rappresenta perciò un’occasione di vita e di felicità: il poeta ne coglie la sensualità fin nei capelli o nella tesa del cappello. L’abbandono alla gioia di un attimo si esprime nell’accordo (anche ritmico) tra il cuore del poeta e il passo della donna, e viene a rappresentare una possibilità di armonia tra soggetto e realtà. L’aridità di Sbarbaro rivela in questa poesia la propria complessità e ambivalenza: una rinuncia alla vita e al desiderio più affermata che vissuta, cioè sempre desiderosa di essere superata.
La struttura segue la consueta linearità stilistica della poesia sbarbariana e si costruisce intorno ad al
cune parole-chiave ripetute almeno due volte nel testo: il pronome personale io ,il verbo camminare,
i sostantivi passo e cuore (oltre al binomio aggettivo-sostantivo folli/follie).


Io che come un sonnambulo cammino
 per le mie trite vie quotidiane ,
vedendoti dinnanzi a me trasalgo.

Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
                 Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch’è come una sapiente musica

E possibilità d’amore e gloria
mi s’affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d’una nuca,
per l’ala d’un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.

Io sono ancora giovane inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.


Una luce si fa nel dormiveglia
della mia vita.
Tutto è sospeso come in un’attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.




metrica
Quattro strofe (rispettivamente di 3, 5, 7 e 5 versi) di endecasillabi (è eccezionalmente un quinario il v. 17;
i vv. 5 e 6 vanno legati metricamente, a formare un endecasillabo). Importanti gli enjambements tra i vv.
4 e 5 e tra i vv. 16 e 17, a sottolineare l’apparizione della donna e il cambiamento esistenziale che questa
provoca nel poeta.: il vb. “trasalire” significa ‘muoversi bruscamente,sussultare in seguito a un’emozione improvvisa L’apparizione della donna dà una scossa al torpore sonnolento del poeta. Lenta regina: l’andatura lenta della donna ha un che di maestoso e nobile; è un incedere regale che contrasta con l’insensato e veloce
via vai delle strade affollate.9-15 E mi si presentano(mi s’affacciano) al cuore e me lo gonfiano[: riempiono] le
possibilità di [scambiare]amore e [ottenere]gloria. Io posso ancora alleggerirmi della mia tristezza[: entusiasmarmi]
alla vista dei (pei = per i) piccoli ricci (riccioletti) [: di capelli] folli di una nuca,[o]alla vista della falda (per l’ala)
di un cappello.. 16-20Una luce si accende(si fa) nel dormiveglia della mia vita. Tutto è sospeso [: interrotto] come in un’attesa. Non penso più. Sono contento e zitto muto).Il mio cuore batte seguendo il (a )ritmo del tuo passo
La donna incarna la possibilità di un rapporto con la realtà non mediato dall’aridità immobilizzante dell’esercizio intellettuale (non penso più). La fisicità del poeta trova uno spazio imprevisto e tenta un contatto con la donna: il cuore, scosso dall’emozione, batte seguendo il ritmo del passo di lei in una sorta di  unisono.

Il ritmo dei versi e quello della passante
Pur rimanendo fedele a soluzioni metriche tradizionali (l’*endecasillabo sciolto), Sbarbaro sa adeguarle alle varie circostanze espressive, rinnovandone il ritmo . Ai vv. 4-5 la lentezza maestosa della passante è resa attraverso la dilatazione dell’endecasillabo per mezzo dell’enjambement.
Ai vv. 6-8, subito seguenti, l’*anastrofe, posta all’interno di un contesto generale sintatticamente piano, sottolinea l’iniziale difficoltà del poeta a regolare il proprio passo su quello della donna, cioè la propria chiusa soggettività alla realtà oggettiva. Infine nel verso conclusivo, preparato  dai due periodi brevi e incisivi del v. 19 che lo precede, il susseguirsi di bisillabi e di monosillabi crea un ritmo sincopato che suggerisce quello del battito cardiaco.


Dal sonnambulismo alla disponibilità esistenziale
Anche in questo testo, diverso da quelli scoraggiati che compongono il nucleo più consistente e caratteristico di Pianissimo, sono presenti i temi ricorrenti del sonnambulismo e del vagabondaggio
Tuttavia, l’apparizione vitale della passante produce una novità importante: la condizione di sospensione della vita (cfr. soprattutto il v.18) cambia di segno, come nell’attesa di una liberazione *catartica”.

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