SONETTI AD
ORFEO
27.II,23
In quell'ora tua chiamami
che ti sta fronte a fronte, impercettibile,
ti anela addosso qual muso di cane
e sempre ancora indietro si ritrae
quando oramai t'attendi d'agguantarla.
Tuo più di tutto è quel che ti si nega.
Liberi siamo. E il congedo ci colse
dove il primo saluto attendevamo.
E un appoggio imploriamo, con paura,
per le vecchie misure troppo giovani,
troppo vecchi per quel che non fu mai.
Il lodare soltanto ci giustifica,
ahi, siamo ramo e scure,
la dolcezza del rischio, che matura.
27.II,23
In quell'ora tua chiamami
che ti sta fronte a fronte, impercettibile,
ti anela addosso qual muso di cane
e sempre ancora indietro si ritrae
quando oramai t'attendi d'agguantarla.
Tuo più di tutto è quel che ti si nega.
Liberi siamo. E il congedo ci colse
dove il primo saluto attendevamo.
E un appoggio imploriamo, con paura,
per le vecchie misure troppo giovani,
troppo vecchi per quel che non fu mai.
Il lodare soltanto ci giustifica,
ahi, siamo ramo e scure,
la dolcezza del rischio, che matura.