Eccole - poiché accetta di asoltarla- la genesi,l'"occasione"
della piccola poesia Sera di febbraio .
Stavo quella sera alla finestra di casa mia,che dà su una
breve erta e dalla quale si vede un tratto del viale XX Settembre.
Non ero particolamente triste,o almeno non ricordo di esserlo
stato.Immaginavo che l'incubo della guerra e quello,per me,di
una particolare persecuzione,sarebbe presto finito e che ,dopo
la guerra ,sarebbe venuta la pace.(S'immagina sempre quello
che si desidera). Inoltre,proprio quel giorno un giovane,che
non conoscevo personalmente,aveva scritto dicendomi,a
propositodella mia poesia ,assai care parole.Non ricordo
esattamente i pensieri che facevo stando a quella finestra,
ricordo che vidi passare nel viale XX Settembre un cane che
mi pareva essere quello di mia figlia. il cane (Ilo di nome)era
uno scotch-terrier (spero che lei abbia presente la razza così
dolcemente ridicola),il quale aveva una cara singolarità;era
riuscito a trasformare in una grazia di più una sua disgrazia
individuale:una zampa davanti,deformata da un'artrite infantile,
rendeva il suo passo ancor più caratteristico e, non saprei dire
come né perché,più grazioso.(la stessa cosa avevo osservata
nella giovane Duchessa d'Aosta ,che aveva una gamba operata,
e poche volte vidi una donna camminare con più eleganza e
con più leggerezza).
Il mio dubbio fu in breve risolto. Subito dopo il cane vidi
passare,assieme al suo fidanzato(allora militare)mia figlia;i
due stavano fisicamente,e con quel battistrada,molto bene
assieme...Mi venne voglia di raggiungerli; feci anzi un pensiero:
se facevo a tempo a trovarli,tutto mi sarebbe andato bene. Scesi
in fretta le scale ,e, infatti li raggiunsi. Fu subito dopo averli
salutati e lasciati che mi nacque ,di getto,la piccola poesia.E'
lì che vidi ,vicino al chiosco degli aborriti giornali,"l'indifferente
gioventù"(così diversa da quella dell'altra guerra)sbandare "a
povere mete"(Forse andava semplicemente al cinematogrfo;ce
n'era uno nei paraggi). I cinque versi furono composti mentre
tornavo a casa,in sì e no ,cinque minuti."Se anche-pensavo - le
cose dovessero volgere,per me ,al peggio,c'è sempre in fine ,
la morte."( Ma questo pensiero della morte concepito come il
meritato sonno dopo una giornata di duro lavoro,mi fu sempre
fraterno).
Non ebbi mai dubbi su quella poesia,tranne su quel "s'allaccia"
(indifferente gioventùs'allaccia)che temevo - temo ancora- possa
generare nel lettore un equivoco,che io alluda cioè a un
allacciamento amoroso tra fidanzati .In realtà gli indifferenti
che formavano quella sera catena ed ostruivano quasi il passaggio (camminavano tenendosi a braccio e non potevano sciogliersi
per dare il passo a nessuno)erano in gran parte giovanotti;c'erano
sì, fra loro,anche delle ragazze;ma né gli uni né le altre parevano
avere pensieri amorosi;se no,forse,mi sarebbero apparsi meno
indifferenti...(Nel Canzoniere del '45 è detto ,invece,di "si allaccia",
"si incontra";ma non era né bello né esatto,e ritornai subito dopo
alla prima versione ).Non voglio dimenticarmi di dirle che,strada facendo,comperai una bottiglia di vino in una Cooperativa
pure lì vicina, dove trovai anche una qualità di formaggio a me
molto gradita e che,nel '41, si trovava di rado (panerone). Feci
insomma i pochi passi del ritorno con animo sereno e quando,più
tardi, mia figlia ritornò a casa,le dissi la piccola poesia,che le
piacque molto ...
(da La Stampa)
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