sabato 2 luglio 2016

I narratori poeti.C.Pavese.3.



E'' naturale che con un tale programma di semplicità si veda
la salvezza unicamente nell'aderenza serrata,gelosa,appassionata
all'oggetto.Ed è forse soltanto la forza di questa passione e non
la sobrietà oggettiva,che salva  qualcosa di quelle prime poesie.
Poiché non tardai a sentire l'impaccio dell'argomento,ossia
dell'oggetto,inevitabile in una simile concezione materialistica
del racconto.mi scoprivo sovente ad almanaccare argomenti,
e questo è il meno male.lo faccio tuttora con indubbio profitto.
Ciò che non va,è cercare un argomento disposti a lasciarlo
svilupparsi secondo la sua natura psicologica o romanzesca e
prender atto dei risultati.Ossia,identificarsi con questa natura
e supinamente lasciarne agire le leggi.questo è cedere all'oggetto.
Ed è quanto  facevo.
           Ma quantunque già allora l'inquietudine congenita a un
tale errore non mi lasciasse pace,pure motivo di soddisfazioni
ne aveva. Anzitutto,proprio lo stile oggettivo mi dava qualche
 consolazione  con la sua solida onestà :il taglio incisivo
e il timbro netto che ancora gli invidio.Si accompagnava anche
 a un certo piglio sentimentale di misogino virilismo di cui mi
 compiacevo e che,,in definitiva,con qualche altro piglio
compagno formava la vera trama.,il vero sviluppo dei casi,
della mia poesia-racconto,che io fantasticavo oggettiva.
Poiché lodando il cielo,somma,dopo anni, di evanescenze
e strilli poetici,ero giunto a far sorridere una  mia poesia
- una figura in una poesia - e questo mi pareva il suggello
tangibile del conquistato stile e dominio dell'esperienza.




















Nessun commento:

Posta un commento