Roland Barthes.Milano 1974. |
Roland Barthes, in una rara foto senza sigaretta. |
Roland Barthes e l'inseparabile sigaretta |
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Ora possiamo utilizzare l’analisi di un grande semiologo per meglio comprendere le differenze e le ragioni delle differenze,quando questa struttura poetica affronta il viaggio nelle più diverse culture.
Roland Barthes sottolinea il fatto che la peculiarità linguistica dello haiku è quella di dire “nulla”. Il verso ha la purezza, la sfericità e il “vuoto” di una nota musicale, che nel trasmettere sensazioni ed emozioni non è legata però a nessun “significato” particolare:
“Il tempo dello
haiku è senza soggetto: la lettura non ha altro ‘io’ se non la totalità degli haiku di cui questo “io”, per una
rifrazione all’infinito, non è che il luogo di lettura.”
Qualsiasi essere, oggetto, evento, sono tutti degni della
stessa attenzione: nel mondo dello haiku non esiste qualcosa o qualcuno più
importante di qualcos’altro.
Lo haiku non è una poesia di idee ma di cose, in una
espressione immediata che non descrive, non declama, non giudica e non spiega,
ma solamente evoca un’immagine.
Secondo Roland Barthes lo
haiku non descrive, ma si limita ad
immortalare un’apparizione, a fotografare un attimo, ed è per questo che
tra le sue caratteristiche troviamo la brevità, la leggerezza e l’apparente
assenza di emozioni secondo i canoni del buddhismo zen:
“L’arte occidentale trasforma l’impressione
in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, e
ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente
trasformato in una fragile essenza di apparizione.”
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