138.Mare nero
ho salito le scale fino al tetto della casa e sotto un cielo
fitto di stelle ho scrutato il mare, la sua distesa,
il moto delle sue creste spazzate dal vento,
divenire come pezzi di trina gettati in aria.
Sono rimasto nella lunga
notte piena di sussurri, aspettando qualcosa, un segno,
l’avvicinarsi di una luce lontana,
e ho immaginato che tu venivi vicino,
le onde scure dei tuoi capelli mescolarsi col mare,
e l’oscurità è divenuta desiderio,
e desiderio la luce che approssimava.
La vicinanza, il calore momentaneo di te
mentre rimanevo su quell’altezza solitaria
guardando il lento gonfiarsi del mare
rompersi sulla riva
e in breve mutare in vetro e scomparire
Mark Strand
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