Dietro l’identità del
marinaio Shabine, ecco come si
presenta Walcott:
124.La goletta Flight Adios, Carenage
[…]
Io sono solamente un
negro rosso che ama il mare,
ho avuto una buona
istruzione coloniale,
ho in me
dell’olandese, del negro e dell’inglese,
sono nessuno, o sono
una nazione.
Ma Marìa Concepciòn era
in ogni mio pensiero
Mentre guardavo il
mare che saliva e scendeva
E il fianco sinistro
dei canotti, golette e yacht
Veniva ridipinto dalle
pennellate del sole
Che in ogni riflesso
scriveva il suo nome;
sapevo, quando la sera
dai capelli scuri indossava
la sua seta splendente
nel tramonto e, ripiegando il mare,
s’infilava sotto il
lenzuolo con il suo riso stellato,
che non ci sarebbe
stata pace, non oblio.
Da:"326 poesie dal mondo per una storia d'amore"
di Maria Gabriella Bruni e Isabella Nicchiarelli
Quanto c’è di inglese in Walcott?
-Dereck Walcott è “una sorta di punto d'incontro di diverse
culture, lingue, luoghi e tempi”. Lui stesso ha affermato:-[… ]Io scrivo sì in lingua
inglese, ma la melodia di quell'inglese, la sua accentazione, è caraibica. [….]
trasfigurata e piegata in una melodia personale[,…] questa che alcuni
chiamavano, e altri si ostinano ancora a chiamare, corruzione della lingua, è in realtà la sua forma viva e
vitale [….]
“ e posso risponderle ancora con le sue parole: “Noi, nella mia piccola isola,
abbiamo quattro lingue e dunque quattro melodie quattro differenti melodie:
francese e francese creolo, inglese e inglese creolo, quattro lingue diverse e
quattro diversi vocabolari. Lo stesso si può dire di Trinidad, dove vengono
utilizzati l’hindi e l’hindi di Trinidad, l’arabo e l’arabo di Trinidad, il
francese e il francese di Trinidad[…] Insomma, sei o sette melodie, che
costituiscono una ricchezza alla quale attingere ed è una ricchezza molto
superiore a qualsiasi ricchezza che si potrebbe trovare in una qualsivoglia
città europea. Se mi svegliassi a Londra, l’unica fonte alle quale attingere
sarebbe l’inglese. Questa varietà di melodie e di vocaboli è la ragione per la
quale nei Caraibi si è avuta una letteratura insieme molto giovane, ma
estremamente ricca e vitale[...]”
Le Antille, uoghi di passaggio sulla rotta
dei commercianti di schiavi, sono state dominate da diversi paesi europei; da
ciò l'estrema frantumazione linguistica che ha impedito il nascere di una lingua
unitaria. Ma, per Walcott,è proprio in questo multiculturalismo e nel
plurilinguismo che si trova l’essenza della creatività e l’elemento identitario
dei Caraibi. La marginalità culturale e linguistica divenne, insomma, una fonte
di energia creativa senza precedenti e lo stesso Impero colonizzatore,
incredibilmente!, come vedremo tra
breve, offrì la prima cassa di risonanza alla nuova produzione letteraria delle
Antille.Walcott, infatti, raggiunge
una certa popolarità grazie al programma radiofonico della BBC Caribbean
Voices.Un programma di grande successo che permise a
lui,come a molti altri scrittori emergenti, caraibici*) di essere conosciuti in patria e in Inghilterra. E, ben presto, ci si accorse che quella lingua corrotta, nata per necessità
di esprimere una realtà diversa, era diventata una lingua letteraria, creativa
e innovativa e che materiale pre-occidentale, tradizione europea e nuovi testi, creati in altre isole dell’arcipelago*, si
erano fusi con accenti e ritmi originali. Paradossalmente,
i migliori scrittori in lingua inglese del periodo furono per la maggior
parte neri e originari delle
ex-colonie e molti tra quegli artisti, autori in bilico tra più culture, sentirono,
poi, la necessità di espatriare per
realizzarsi nel loro lavoro e per ricucire la loro identità frammentata.
Walcott però, ancora
oggi, non crede, che l'abbandono dell'isola possa essere una scelta
definitiva, e tutta la sua produzione,
come la sua vita, si è snodata in un intreccio di fughe e ritorni a significare
lo stretto rapporto con il luogo in cui è nato e cresciuto. Alla creazione di
una patria immaginaria, ha preferito un continuo ritorno che diventa,
per lui, pratica di riappropriazione della sua terra, per secoli dominata da un
potere straniero.
Descrivere il luogo nelle letterature
post-coloniali è un modo di ri-appropriarsi di terre che altri – in forza di un
potere a loro riconosciuto- hanno
descritto in altre lingue. Ora,
la capacità descrittiva di
Walcott, per dirla con Brodskij, è ” veramente epica “; nasce da un percorso
creativo che giunge alla poesia dopo aver attraversato il mondo della pittura,
a lungo praticata dall’autore, che dipinge ancora oggi splendidi acquarelli.
Walcott sente di essere davvero il primo a scrivere della sua isola e di avere per
questo un ruolo adamitico,
ovvero di essere, come scrittore,
chiamato a nominare le cose, finora raccontate in un’altra lingua da
chi, turista o colonizzatore, le ha percepite come una serie di cartoline senza
passato, una continua sorpresa dell’occhio nell’estate senza fine dei Tropici.
Tutto ciò possiamo trovarlo già in una delle sue prime poesie.
a cura di Isabella Nicchiarelli
Cfr. Salman Rushdie, nel saggio Patrie Immaginate: ’ Forse
gli altri scrittori nella mia stessa situazione, esuli o emigrati o espatriati,
sono perseguitatidallo stesso senso di perdita, da un forte desiderio di
riappropriazione, di guardare indietro [...], creeremo delle fiction al posto
delle vere città o paesi , fiction invisibili, patrie immaginarie[...]’(RUSHDIE,
1991: 14).