martedì 4 aprile 2017

SANDRO PENNA,Un'intervista

      "La vita ...  è  un risveglio". la prima poesia  che compare nel volume delle mie liriche ,fin
dall'edizione Parenti,è anche la poesia che io ho scritto per prima ,e in un periodo in cui nemmeno
pensavo che esistesse la poesia.la scoprii un giorno ,nell'angolo di un giornale,su tutt'intorno anzi,
e mi ricordai poi che l'avevo  scritta in quel modo,svegliandomi di notte al mare,dove non si poteva
accendere la luce per le zanzare. Quasi nel dormiveglia vidi la mia calligrafia e non capivo che cosa
avessi scritto; poi mi resi conto che era una poesia.
      Solamente dopo tanto temposeppi dell'esistenza di poeti come Cardarelli e Montale,di cui lessi qualcosa,credo intorno al '29,nell'Italia letteraria. Copiai a macchina le loro poesie (specialmente
quella di Cardarelli mi era rimasta impressa,e oggi so che appartiene al gruppo delle sue migliori,
quelle rare poesie d'amore sue) e ci misi accanto la mia. Mi parve,senza superbia che in fondo la
 poesia mia tanto brutta non fosse,e proprio dal punto di vista formale.
      Questo scrivere versi coincise con la scoperta del mio amore. non per un amore, però. In Gide,
credo,c'è la descrizione esatta di questo mutamento. Io sentii proprio come uno che ha le orecchie
piene d'acqua e poi finalmente ,quando non se l'aspetta,comincia a risentire bene  , si sente libero,
come un'altra persona,quasi avesse fatto una convalescenza felice; o tutte e due le cose  insieme.
Allora, de resto, non ero giovanissimo; avevo ventidue anni. A parte che non avevo studiato mai
poesia - frequentavo le scuole commerciali, e forse ero destinato a diventare un ingegnere,un
chimico,non so - avevo orrore per i componimenti. Appena ebbi ,però, un gruppetto di poesie, mi
capitò di leggere in un giornale che i nostri poetipiù famosi erano tre:Saba,Ungaretti e Montale; e
di Saba   appresi che aveva una bottega di antiquario a Trieste,in via San Niccolò. A me non parve

vero, era una  cosa  alla quale non avevo mai pensato. Mi dissi: ecco a chi manderò a leggere le
mie poesie, per sapere cosa sono. E presi una busta ,ci misi l'indirizzo di via San Niccolò,Trieste,
senza nemmeno il numero. La risposta mi arrivò subito,( un bigkietto che adesso ha Linuccia,la
 figlia del poeta, per l'epistolario di Saba) in cui era scritto tutto il bene della prima,di cui ho parlato;
 mentre le altre venivano considerate unpo' acerbe. Quelle cose "acerbe", che non piacevano ancora
a Saba per via della forma,come diceva lui (non le ho mai stampate,benché le conservi ancora)
erano venute tutte dopo la prima, quella che egli trovava meravigliosa. di qui ho capito che
l'ispirazione è quello che conta, per me, Il resto è meno, anzi non conta niente. Perché,se io volessi,
anche adesso,scrivere una lettera,non ne sarei capace. Mentre è accaduto fin d'allora che io mi
meravigliassi di una poesia , e di come tutto è ben spiegato. Mi son fatto,  perciò, quest'idea estetica:
che quando preme qualcosa,la forma si trova sempre ,viene sempre. Credo che sia così.

                                                                             ***

             Se qualcuno mi chiedesse se ,col passar degli anni,la mia poesia sia diventata un più abile
modo  di confidarmi, risponderei di no,. Ciò che mi distingue da tutti, forse, è che io ho avuto sempre
l'atteggiamento di non volere scrivere una poesia  Solamente, io spero che quelle venute, siano venute
appunto con prepotenza,e quindi sono un po' belle per questo.
     Io stimo e ammiro tanto Luzi,l'ultimo,perchè ci sento un tono sapiente di meditazione. Qualche volta,anzi,penso che sia colpa mia non averlo provocato,non aver mai cercato di cavare dalla solitudine
dalle letture un certo nutrimento. E' un rimorso che io provo. Viceversa quello che si trova  in me è
sempre un po' il "fiore senza gambo" come ha scritto Bigongiari, il fatto di cominciare un discorso all'impreovviso,così.
                                                                                       (da un'intervista con Sandro Penna )            

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