sabato 25 gennaio 2014

Considerazioni comparate di R.Barthes sull'haiku dell'Est e dell'Ovest.

Roland Barthes.Milano 1974.

Roland Barthes,
in una rara foto senza sigaretta.

Roland Barthes e l'inseparabile sigaretta


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 Ora possiamo utilizzare l’analisi di un grande semiologo per meglio comprendere le differenze e le ragioni delle differenze,quando questa struttura poetica affronta il viaggio nelle più diverse culture.



Roland Barthes sottolinea il fatto che la peculiarità linguistica dello haiku è quella di dire “nulla”. Il verso ha la purezza, la sfericità e il “vuoto” di una nota musicale, che nel trasmettere sensazioni ed emozioni non è legata però a nessun “significato” particolare:
Il tempo dello haiku è senza soggetto: la lettura non ha altro ‘io’ se non la totalità degli haiku di cui questo “io”, per una rifrazione all’infinito, non è che il luogo di lettura.”
Qualsiasi essere, oggetto, evento, sono tutti degni della stessa attenzione: nel mondo dello haiku non esiste qualcosa o qualcuno più importante di qualcos’altro.
Lo haiku non è una poesia di idee ma di cose, in una espressione immediata che non descrive, non declama, non giudica e non spiega, ma solamente evoca un’immagine.
Secondo Roland Barthes lo haiku non descrive, ma si limita ad immortalare un’apparizione, a fotografare un attimo, ed è per questo che tra le sue caratteristiche troviamo la brevità, la leggerezza e l’apparente assenza di emozioni secondo i canoni del buddhismo zen:
 L’arte occidentale trasforma l’impressione in descrizione. Lo haiku non descrive mai: la sua arte è anti-descrittiva, e ogni stadio della cosa è immediatamente, caparbiamente, vittoriosamente trasformato in una fragile essenza di apparizione.”


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