Descrizione
di una fotografia del volto di Auden
proposta nella prosa intitolata Per compiacere un’ombra:
«Ciò che mi fissava dalla pagina era l’equivalente facciale
di un distico, di una verità che è meglio conoscere a memoria.
I lineamenti erano regolari, perfino comuni. Non c’era niente
di specificamente poetico in quella faccia, nulla di byroniano, demonico, ironico, grifagno, aquilino, romantico, ferito, eccetera. Piuttosto, era la faccia di un medico che s’interessa al tuo racconto pur sapendo che sei malato. Una faccia ben preparata a tutto,
la somma totale di una faccia».
proposta nella prosa intitolata Per compiacere un’ombra:
«Ciò che mi fissava dalla pagina era l’equivalente facciale
di un distico, di una verità che è meglio conoscere a memoria.
I lineamenti erano regolari, perfino comuni. Non c’era niente
di specificamente poetico in quella faccia, nulla di byroniano, demonico, ironico, grifagno, aquilino, romantico, ferito, eccetera. Piuttosto, era la faccia di un medico che s’interessa al tuo racconto pur sapendo che sei malato. Una faccia ben preparata a tutto,
la somma totale di una faccia».
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“Non bisogna dimenticare che, per Brodskij, il momento in cui
Orfeo si volta è il momento decisivo del mito.
«Verso» significa «svolta», «versus», cioè «solco»
fatto nella terra come quello dell’aratro che rivolta,
passando sulla terra, le zolle. Soprattutto
, «Non voltarti» era il comando divino. Riferito a Orfeo, ovvero,
ciò significa: «Nel sottomondo non comportarti come un poeta».
O anche: come un verso. Orfeo si volta, però,
giacché non può farne a meno,
giacché il verso è la sua seconda natura –
o forse la prima. Perciò si volta, e,
bustrophedón o no, la sua mente
e la sua vista tornano indietro, violando il divieto.
Il poeta si identifica con il verso, con il girarsi indietro
per vedere, con l’a capo, con il tornare sui propri passi;
solo il poeta può violare il tabù degli dèi, ed essere un
«abitante del cielo», ovvero un «eresiarca», egli si volta
perché là dietro, nel passato, nella memoria, c’è la felicità
che lui solo può rievocare in vita, se pur una vita larvale”.
“Non bisogna dimenticare che, per Brodskij, il momento in cui
Orfeo si volta è il momento decisivo del mito.
«Verso» significa «svolta», «versus», cioè «solco»
fatto nella terra come quello dell’aratro che rivolta,
passando sulla terra, le zolle. Soprattutto
, «Non voltarti» era il comando divino. Riferito a Orfeo, ovvero,
ciò significa: «Nel sottomondo non comportarti come un poeta».
O anche: come un verso. Orfeo si volta, però,
giacché non può farne a meno,
giacché il verso è la sua seconda natura –
o forse la prima. Perciò si volta, e,
bustrophedón o no, la sua mente
e la sua vista tornano indietro, violando il divieto.
Il poeta si identifica con il verso, con il girarsi indietro
per vedere, con l’a capo, con il tornare sui propri passi;
solo il poeta può violare il tabù degli dèi, ed essere un
«abitante del cielo», ovvero un «eresiarca», egli si volta
perché là dietro, nel passato, nella memoria, c’è la felicità
che lui solo può rievocare in vita, se pur una vita larvale”.
(notizie a cura di Giorgio Linguaglossa
attinte da“fonte Wikipedia, l’enciclopedia libera” )
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