venerdì 2 dicembre 2016

Iosif Broskij,La prosa e il verso



Descrizione di una fotografia del volto di Auden
 proposta nella prosa intitolata Per compiacere un’ombra:
«Ciò che mi fissava dalla pagina era l’equivalente facciale 

di un distico, di una verità che è meglio conoscere a memoria.
 I lineamenti erano regolari, perfino comuni. Non c’era niente
 di specificamente poetico in quella faccia, nulla di byroniano, demonico, ironico, grifagno, aquilino, romantico, ferito, eccetera. Piuttosto, era la faccia di un medico che s’interessa al tuo racconto pur sapendo che sei malato. Una faccia ben preparata a tutto, 
la somma totale di una faccia».
                                      *******
 
“Non bisogna dimenticare che, per Brodskij, il momento in cui
 Orfeo si volta è il momento decisivo del mito.
«Verso» significa «svolta», «versus», cioè «solco»

fatto nella terra come quello dell’aratro che rivolta,
 passando sulla terra, le zolle. Soprattutto
, «Non voltarti» era il comando divino. Riferito a Orfeo, ovvero,
ciò significa: «Nel sottomondo non comportarti come un poeta».
O anche: come un verso. Orfeo si volta, però,

 giacché non può farne a meno,
 giacché il verso è la sua seconda natura –
 o forse  la prima. Perciò si volta, e,
 bustrophedón o no, la sua mente 
e la sua vista tornano indietro, violando il divieto.
Il poeta si identifica con il verso, con il girarsi indietro

per vedere, con l’a capo, con il tornare sui propri passi; 
solo il poeta può violare il tabù degli dèi, ed essere un
 «abitante del cielo», ovvero un «eresiarca», egli si volta
 perché là dietro, nel passato, nella memoria, c’è la felicità 
che lui solo può rievocare in vita, se pur una vita larvale”.

 (notizie a cura di Giorgio Linguaglossa
 attinte da“fonte Wikipedia, l’enciclopedia libera” )

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