mercoledì 17 dicembre 2014

I grandi russi del '900.E.Evtushenko.3



Ribes Nero.
 Occhi neri di ribes nero
come dense gocce della notte
guardano e inconsapevoli domandano
o di qualcuno o di qualcosa.

Caverà lesto il tordo saltellante
gli occhi neri di ribes nero,
ma i gorghi del vortice conservano memoria
di qualcuno o di qualcosa.

Non penetrate nella memoria delle amate.
Temete quei vortici abissali, perfino
la vecchia tua blusa, non di te si ricorda, ma
di qualcuno o di qualcosa.

E dopo morto vorrei onestamente sempre vivere
in te, come qualcuno no, come qualcosa,
che ti rammenti, linea d'orizzonte,
solo qualcosa, solo qualcosa.

martedì 16 dicembre 2014

I grandi russi del '900.E.Evtushenko.2



Non t'amo più

Non t'amo più... E' un finale banale.
Banale come la vita, banale come la morte.
Spezzerò la corda di questa crudele romanza,
farò a pezzi la chitarra: ancora la commedia perché recitare!
Al cucciolo soltanto, a questo mostriciattolo peloso, non è dato capire
perché ti dai tanta pena e perché io faccio altrettanto.
Lo lascio entrare da me, e raschia la tua porta,
lo lasci passare tu, e raschia la mia porta,

C'è da impazzire, con questo dimenio continuo...
O cane sentimentalone, non sei che un giovanotto...
Ma io non cederò al sentimentalismo.
Prolungar la fine equivale a continuare una tortura.

Il sentimentalismo non è una debolezza, ma un crimine
quando di nuovo ti impietosisci, di nuovo prometti
e provi, con sforzo, a mettere in scena un dramma
dal titolo Ottuso "Un amore salvato".

E' fin dall'inizio che bisogna difendere l'amore
dai "mai" ardenti e dagli ingenui "per sempre!".
E i treni ci gridavano: "Non si deve promettere!".
E i fili fischiavano "Non si deve promettere!".

I rami che s'incrinavano e il cielo annerito dal fumo
ci avvertivano, ignoranti presuntuosi,
che è ignoranza l'ottimismo totale,
che per la speranza c'è più posto senza grandi speranze.

E' meno crudele agire con sensatezza e giudiziosamente soppesare gli anelli
prima di infilarseli, secondo il principio dei penitenti incatenati.
E' meglio non promettere il cielo e dare almeno la terra,
non impegnarsi fino alla morte, ma offrire almeno l'amore d'un momento.

E' meno crudele non ripetere "ti amo", quando tu ami.
E' terribile dopo, da quelle stesse labbra
sentire un suono vuoto, la menzogna, la beffa, la volgarità
quando il mondo falsamente pieno, apparirà falsamente vuoto.

Non bisogna promettere... L'amore è inattuabile.
Perché condurre all'inganno, come a nozze?
La visione è bella finché non svanisce.
E' meno crudele non amare, quando dopo viene la fine.

Guaisce come impazzito il nostro povero cane,
raspando con la zampa ora la mia, ora la tua porta.
Non ti chiedo perdono per non amarti più. Perdonami d'averti amato.


+++

                                                                  Evgenij Evtušenko

lunedì 15 dicembre 2014

I grandi russi del '900.E.Evtushenko.1



Per i labirinti del parco
tu e io andavamo.
Tutto in quel mezzogiorno, ci rallegrava:
l'arco che si curvava sul padiglione,
le attrazioni, la calca agli sportelli della biglietteria,
il luccicante lindore dei praticelli rasati e
presso il tirassegno due filari d'acacie.
Sulla facciata
di uno stand presso un laghetto
i cartelloni del film Constantin Zaslonov,
il vestitino di una ragazzetta tutto svolazzi e falpalà;
volti balenanti tra la ressa, il frullare di uccelli
che prendono il volo,
gelati Eskimò in involucri
argentati su bancarelle blu...
Tu e io andavamo sempre più felici
sorridendo ai bambini,
agli uccelli
ai fiori alle erbe,
quando improvvisa
(venuta da chissà dove!)
la pioggia
si rovesciò a scroscio sul nostro capo.
Con passo schioccante, sollevando alti spruzzi
attraverso i prati,
respirando ozono,
la pioggia camminava,
e noi correvamo per non farci raggiungere.
Con un'allegra caccia all'uomo, l'acqua
galoppò dietro a noi,
urtando contro i rami,
ora raggiungendoci,
ora di nuovo perdendoci...
E in un chioschetto dal vento avvolto
con una rete diafana di fili,
dove le gocce saltavano
in una danza frenetica,
in mezzo a trasparenti lustrini
di cascatelle d'acqua,
noi alzammo gli occhi,
e l'inchiostro dei nostri sguardi
fu
una dichiarazione d'amore.
Poi l'acquazzone cessò
Come era venuto, tutt'a un tratto...
il rombo del tuono morì in lontananza
con le sue ultime salve...
Il profumo dei lillà dischiusi
si confondeva con l'odore della terra.
Scintillava la sabbia.
Prima di dar inizio al canto
scrollavano le piume i capirosso.
Sorridendo camminavano i passanti.
Nei tuoi occhi
sotto la convessità d'ogni pupilla
appena appena facendo vibrare
le sensibili ciglia,
liquidamene scorrevano fiori

navigavano nuvole.
E qual che sia il futuro che il mondo m'apparecchia
io gli perdono
e anzi l'amerò, sempre,
in grazia se non altro di questo:



Ancora Erich Fried.1



È assurdo
dice la ragione.
È quel che è

dice l'amore.
È infelicità

dice il calcolo.
Non è altro che dolore
dice la paura.
È vano

dice il giudizio.
È quel che è

dice l'amore.
È ridicolo

dice l'orgoglio.
È avventato

dice la prudenza.
È impossibile

dice l'esperienza.
È quel che è

dice l'amore.
Erich Fried

domenica 14 dicembre 2014

Ancora Kostandinos Kavafis.1








Mare al mattino.


Fermarmi qui.Per vedere anch'io un po' la  natura.
Luminosi azzurri e gialle sponde
del mare al mattino e del cielo limpido:tutto
è bello e in piena luce.

Fermarmi qui.E illudermi di vederli
(e davvero li vidi un attimo appena mi fermai);
e non vedere anche qui le mie fanatsie,
i miei ricordi,le visioni del piacere.


Kostandinos Kavafis

sabato 13 dicembre 2014

Ritorna la contaminazione degli haiku.A.Ginsberg.5.



Testa di Maya in un 
tronco  di legno del Pacifico
-Un giorno vivrò in N.Y.





Mayan head in a
Pacific driftwoo bole
-Someday I'll live in N.Y.